sabato 22 settembre 2012

Sorridi alla vita


Siamo ormai abituati alla menzogna, a coccolare silenziosamente i nostri problemi come fossero doni di una grazia divina. Possediamo il superfluo e smerciamo a poco prezzo l'indispensabile; a comode piccole rate si può davvero acquistare tutto! Ma si può anche appassire. Sì, perché giorno dopo giorno guardiamo immobili la nostra dignità sfracellarsi al suolo come uno sputo. La tolleranza è diventata da tempo la nostra bandiera.
Con un tablet in mano spulciamo tra l'immondizia annunci di lavori imbarazzanti. Lavoriamo per otto, nove, dieci ore al giorno, e torniamo a casa con il minimo sindacale in tasca. Lavoriamo in nero, incazzati neri perché quel lavoro ci sta sul cazzo. Studiamo per decenni interi e riceviamo in cambio due quadri graziosi per le nostre stanzette da bimbi cresciuti. Sprechiamo il tempo a curare le nostre maschere su un diario virtuale dove si vive di pettegolezzo e sano egocentrismo. Viviamo come spugne sul fondo di un secchio in attesa di una bella strizzata...

venerdì 15 giugno 2012

Benedict: Sceneggiatura originale di Carlo Cotti


CARLO COTTI

Nasce a Milano nel 1939... Segue come auditor i corsi di teatro al Filodrammatici, al Piccolo Teatro con Strehler. Debutta come attore in piccole partecipazioni in Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti e in Risate di Gioia di Mario Monicelli con Anna Magnani e Totò. L’incontro con la Magnani gli cambierà la vita professionale, su suo consiglio si dedicherà alla regia.
1986 prima regia di un lungometraggioSposerò Simon Le Bon, candidato al Nastro d’Argento 1987 come migliore regista esordiente.
1988/89  regia e co-sceneggiatore: Partire in quarta ( Bille en tète) con Kristin Scott Thomas, Danielle Darrieux, Thomas Langman.
Regista teatro di prosa, teatro lirico, teatro leggero. Dal 2003 al 2008 ha tenuto Master class (con laboratori) sul linguaggio cinematografico all’Università di Catania, di Gela, allo IED, al CSC sede Lombardia e alla scuola civica di Milano. Vincitore di premi per documentari, testi teatrali e sceneggiature cinematografiche.




Sceneggiatura premiata al  BaffilmFestival 2007 
con la
Menzione  Speciale  d’Onore
Motivazione 
...Benedict , copione  un po’ troppo sceneggiato, ma scritto con precisione, racconta una visione della Vita che ha una sua pregnanza, alla ricerca di Valori perduti. La sceneggiatura  è punteggiata con maestria da figure colorite delineate con vera attenzione alla storia raccontata, mostrando,  controcorrente, che la Sicilia non è solo terra di mafia.
Furio Scarpelli 
 Presidente della Giuria

giovedì 17 maggio 2012

Avrei perso


Avrei perso i colori. La possibilità, non di stupirmi di una gamma cromatica ma quella, di notarla casualmente solo ogni tanto e non stupirmi, ma capirla. Capire un giallo, un nero, capire il cuore di un blu. Avrei perso i colori.

The Cinematic Orchestra - Colours

lunedì 14 maggio 2012

Le Cento Sicilie di Gesualdo Bufalino

Le pietre che si sciolgono in un arancione tenue, "aranciu cuddari " (arancione tramontare), mutevole di minuto in minuto. L'erba, che durante il giorno si trasforma morendo, rinasce vuota e gialla... più gialla. 
Ogni cosa ai miei sensi m'appartiene. Chiudo gli occhi: Sicilia.

Un piccolo saggio per comprendersi. 
Gesualdo Bufalino, L'isola Plurale, da Cere Perse.

venerdì 27 aprile 2012

Favola di salvezza

Isidoro vuol dire: dono di Iside. Non amava molto il suo nome perché lo riteneva troppo pieno di aspettative... come ogni dono, d'altronde. L'ansia di chi dà, lo stupore di chi riceve, sensazioni che possono cambiare, invertirsi.
Immaginava spesso il momento del presente. Iside intenta a regalare a sua madre un bambino, se stesso. Un dono di un paio di chili, un passaggio univoco... di gesti immediati. Una notte Isidoro, da dono com'era, pensò di restituirsi come le scatole di ricordi tra ex-fidanzati. Essendo Iside la dea della maternità ed essendo la terra concettualizzata come madre, Isidoro pensò di riconsegnarsi al suolo. Corse per una città alla ricerca di un fosso dove sparire ma non lo trovò. Nel suo peregrinare incontrò il mare, un mare prima dell'alba liscio e fulgente,

giovedì 15 marzo 2012

Io da grande voglio fare il politico


Tema: quale mestiere vuoi fare da grande?

Svolgimento:

Da grande io voglio fare il politico perché così sono sempre vestito pulito. Mio padre torna ogni giorno da lavoro tutto sporco ed è sempre stanco, io invece voglio tornare a casa tranquillo e senza i vestiti sporchi così anche mia madre deve lavare di meno. Mio padre la domenica non esce mai e sta tutto il giorno a guardare le partite in televisione. Quelli vestiti bene invece la domenica escono e stanno tutti insieme in piazza, sono sempre felici e fanno tante amicizie perché stringono le mani alle altre persone che passano. Mia madre dice sempre a mio padre di andare a messa ma lui non ci va mai perché si annoia. I politici invece sono delle persone molto religiose e la domenica vanno sempre a messa. Mia madre mi ha insegnato che andare a messa è davvero importante e io quindi voglio essere uno molto religioso ma soprattutto voglio essere guardato dagli altri mentre il prete dice la messa. La scorsa domenica è successa una cosa strana: mio padre si è alzato presto ed è uscito con mia madre. Così io gli ho chiesto dove andava e mio padre mi ha detto che andava a dare il lavoro ai politici. Allora ho pensato che per fare uscire mio padre la domenica il lavoro dei politici deve essere molto importante. Io da grande voglio fare il politico.

mercoledì 14 marzo 2012

a casâ / le cjase / sa domu


Ci sono lingue "balcone", lingue "finestra" e lingue "terrazzo".
Un pomeriggio di marzo ho scoperto che ogni parola aiuta, come il camminare, a creare un paesaggio.


La mia lingua, il siciliano, è una lingua esplosa, di piazza. Chiassosa come una classe di bambini il primo giorno di scuola. Vive l'esterno come una lucertola il sole. È cibo mangiato per strada. È una lingua "buttana". Un terrazzo su un tetto.

lunedì 12 marzo 2012

Dimartino "Sarebbe bello non lasciarsi mai, ma abbandonarsi ogni tanto è utile"

Nell'attesa dell'uscita del nuovo album prevista a Maggio per Picicca Dischi, eccovi questa breve anteprima del disco di Dimartino dal titolo: "Sarebbe bello non lasciarsi mai, ma abbandonarsi ogni tanto è utile".


Il video promo è stato girato da Giacomo Triglia (Tycho Studio) si tratta di una parte dell’ultima canzone del disco intitolata “Ormai siamo troppo giovani”.


domenica 11 marzo 2012

Nuvole


Bagniamo la terra
con la pioggia delle nostre lacrime
sorridiamo
in uno squarcio di sole
lasciamo
solo ombre di ricordi
viviamo
tra la terra e il cielo
tra il buio e la luce
mutiamo
di continuo la nostra forma
sotto il vento impetuoso
dei nostri amori.


venerdì 9 marzo 2012

Mary in June - Ferirsi

Una band italiana, dal nome inglese, perché non si trovava niente di meglio.
Nata nel Giugno del 2010, capirete poi da soli la scelta del nome.




Quest'album è una goccia d'acqua in un mare di petrolio.
C'è tanto in questo breve e "verde" Ep d'esordio dei Mary in June. Ascoltando l'album penso al verde perché al verde si possono attribuire tante sfumature e tante sensazioni, brutte o positive che siano, in fondo il petrolio è verde tanto quanto un albero. Il titolo stesso anticipa perfettamente i temi trattati, emerge quella sensazione di soffocamento, contrapposta a

giovedì 8 marzo 2012

C'era una volta il west: il caso Spampinato


Non tutti nella capitale sbocciano i fiori del male, qualche assassinio senza pretese lo abbiamo anche noi in paese”. De Andrè aveva ragione: il male è ovunque, bisogna solo saperlo riconoscere tra le facce buone che ci circondano.
Mi permetto di utilizzare, impropriamente, una frase di questa famosissima canzone; e dico impropriamente, solo perché non voglio parlare di delitti amorosi o passionali, ma di delitti e basta. Oggi la cronaca ci assilla continuamente di ammazzatine di ogni genere sparse in tutta Italia. Ci sono quelle che destano clamore tra il pubblico degli appassionati del genere, ed altre che sprofondano, invece, nel dimenticatoio buio delle nostre coscienze.
Il 27 ottobre del 1972 fu assassinato a Ragusa il corrispondente de “L'Ora” di Palermo e de “L'Unità” Giovanni Spampinato. Fu trovato morto nella sua Fiat 500 in via G. Di Vittorio, all'altezza dell'ingresso principale del carcere Giudiziario, aveva ventisei anni.
Spampinato era un bravissimo giornalista d'inchiesta, una

Lytro, la rivoluzione della fotografia digitale

venerdì 2 marzo 2012

Un legame rosso al polso. Uno marrone invisibile agli occhi.


Da qualche tempo mi aggiro con un nastrino rosso legato al polso. Spesso arrotolato su se stesso sta in attesa di vivere autonomamente. Decido di librarlo quando sento la necessità di amare... In quei momenti, slegato lo lascio vivere nell'aria, seguire i miei movimenti, vibrare ai miei passi cadenzati.
Un nastrino così non l'avevo mai visto.
Nella sua silente eleganza grida e chiede di vivere nei legami che crea. Io ne ho molteplici. Infiniti legami che tengo segreti, a tratti intuibili.
Oggi per far piacere al mio nastrino ne grido uno... o meglio lo lascio gridare.
Lascio gridare l'amore che ho e mi compiaccio di diventarne spettatore come voi.

mercoledì 29 febbraio 2012

Il mio inganno? Sono io!

Ora che il vento è
franto
su di me materia
scopro
una perfetta aderenza:
la mia all'aria.
Nuova dignità.
Sarei io.

Coabitano
su una superfice affranta
irradiamenti e

sabato 25 febbraio 2012

Geometria qualificata

Inizialmente c'è un gesto. La bocca inizia a distendersi, non vedi ancora i miei denti. Non so quantificare il tempo sotto il secondo ma li vedrai presto. Aspetta un altro istante e potrai notare che dopo aver agrottato i miei occhi ed averli fatti feritoie, mordo la lingua distendendo la bocca in un sorriso. L'immagine sembra forte. Rifletto... sono arrivato alla conclusione! I miei saluti non sono speciali ma nel loro perenne ripetersi hanno qualcosa di sicuro. Il pensiero sembra evocativo. Ti chiederai (sto presupponendo di averti reso curioso, ti chiedo scusa) in che modo sono arrivato ad una conoscenza talmente approfondita del mio presentarmi. La risposta è semplice: mi saluto quasi ogni giorno. Non necessariamente di fronte ad uno specchio isolo (e mi diverto) le componenti che fanno il mio buongiorno, le quantifico, le imbalsamo e le rendo impagliate come ferme in una foto.

Giù al Sud. Le "due Italie", a volte, ritornano


Mi dice: «Come può essere buono il Sud, se persino i meridionali, appena possono, se ne vanno?». Non sa che sta parafrasando i bellissimi versi di un poeta afro-americano. È la finta logica dei frettolosi, che giudicano sugli effetti , per non studiarne le cause (è fatica!). E io non posso fargli il riassunto di tutto. Così, parafrasando quel poeta in modo ancora più spinto (ma lui non lo sa), rispondo con un'altra sciocchezza, figlia della stessa finta logica di ferro: «Come può essere buono il Nord, se persino il sole, dovendo andare ogni giorno da Est a Ovest, gli gira alla larga?».”
Sono le prime parole del nuovo libro di Pino Aprile, “Giù al Sud”. Un libro consistente, un diario di viaggio attraverso quel Sud che “cambia nel silenzio, nascosto dietro il peggio”, uno specchio di pagine e inchiostro che riflette lucidamente i mali e le ambizioni del meridione d'Italia.
C'è tutto un mondo all'interno, un mondo con la M (se volete, scrivetela anche in grassetto), con una propria identità territoriale e morale. Ma è soprattutto un libro sulla rivoluzione silenziosa e disarmata di coloro che scelgono di restare in luoghi da dove, a

Virginiana Miller "Il primo lunedì del mondo"

Ilenia Volpe - Radical Chic Un Cazzo (Disco Dada Label)

giovedì 23 febbraio 2012

Piacere, Io sono FREE*GO


Ogni cosa porta con sé una serie lunga di riflessioni. Visto che sappiamo pensare dovremmo essere stanchi di leggere ovunque: Dimmi che casa hai e ti dirò chi sei? Dimmi chi frequenti e ti dirò chi sei? Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei? Se fossi solo in affitto in una casa per contratto immodificabile? O costretto in rapporti che non voglio? O semplicemente ospite a cena? Sarei forse meno io? Nella logica, tutta umana, di scoprire chi siamo ogni oggetto deve parlare oblligatoriamente di noi. Nemmeno il frigo ne è escluso. Se è pieno è famiglia; se è vuoto sei single; se sei un universitario ed è pieno hai ospiti; se è pieno e sei anziano hai nipoti. Il bello dei contenitori è che nascono vuoti per definizione. Non c'è parola più vuota di contenitore. Se iniziassimo a concentrarci più su chi mette le cose dentro e meno sulle cose che un contenitore contiene, davvero inizieremmo a conoscerci. Per questo mi presento: Io sono FREE*GO, piacere. Dovrei dire che siamo amici, siamo musica, siamo i nostri pensieri.... che siamo un pezzo di casa digitale. Lo dico, ma immagina che non l'abbia detto. Conoscimi.