sabato 25 febbraio 2012

Giù al Sud. Le "due Italie", a volte, ritornano


Mi dice: «Come può essere buono il Sud, se persino i meridionali, appena possono, se ne vanno?». Non sa che sta parafrasando i bellissimi versi di un poeta afro-americano. È la finta logica dei frettolosi, che giudicano sugli effetti , per non studiarne le cause (è fatica!). E io non posso fargli il riassunto di tutto. Così, parafrasando quel poeta in modo ancora più spinto (ma lui non lo sa), rispondo con un'altra sciocchezza, figlia della stessa finta logica di ferro: «Come può essere buono il Nord, se persino il sole, dovendo andare ogni giorno da Est a Ovest, gli gira alla larga?».”
Sono le prime parole del nuovo libro di Pino Aprile, “Giù al Sud”. Un libro consistente, un diario di viaggio attraverso quel Sud che “cambia nel silenzio, nascosto dietro il peggio”, uno specchio di pagine e inchiostro che riflette lucidamente i mali e le ambizioni del meridione d'Italia.
C'è tutto un mondo all'interno, un mondo con la M (se volete, scrivetela anche in grassetto), con una propria identità territoriale e morale. Ma è soprattutto un libro sulla rivoluzione silenziosa e disarmata di coloro che scelgono di restare in luoghi da dove, a
rigore di logica, sarebbe opportuno, anzi necessario, fuggire. È la rivoluzione paziente delle associazioni e dei circoli culturali, dei giovani imprenditori locali, dei lavoratori, degli studenti: equipaggio eroico di una nave che lentamente da secoli continua ad affondare nel mare delle "proprie" miserie e nel fango dei pregiudizi altrui.
La cornice è sempre la stessa: settentrione e meridione, una storia centenaria, politici votati e contestati, l'ombra della mafia che “fa la faccia feroce al Sud, ma si presenta con le scarpe lucide al Nord”, economia arretrata, sfruttata; ma la tela al suo interno, questa volta, sembra diversa, è tinta di speranza e di riscatto. Del resto niente è impossibile...ma mi fermo qui.
Vi consiglio solo di celebrare il centocinquantunesimo anniversario dell'Unità d'Italia leggendo questo libro; perché dopo tutto è facile cantare a squarciagola inni nazionali, così come è altrettanto facile sventolare ovunque bandiere colorate, ma è terribilmente difficile capire se stessi al di là di qualsiasi retorica.




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